Monday, May 30, 2016

Peter Brook - BATTLEFIELD


Il teatro epico e radicale di Peter Brook sublima nella sobria leggerezza di un gesto nudo, scarno, essenziale come l'ancestrale verità sull'esistenza umana, svelata con la semplicità metafisica di una favola. Brook è in un eterno passato e nell'eterno futuro, non c'è altro da dire o da fare, se non commuoversi contemplandolo.





Monday, April 11, 2016

Paolo Poli (23 maggio 1929 – 25 marzo 2016)

Poli-genialità e preveggenza...
Muore Paolo Poli: l'ennesimo (incolmabile) vuoto di troppo.
"[...] Basta con l'artigianato dei vivipari. E' cosa da lasciarsi alle scimmie, che sono poi quelle bestie che si trovano a loro agio sugli alberi genealogici. Il paleocapitalismo della riproduzione ormai sta per finire, no? Presto la riproduzione sarà tutta pianificata secondo la legge della domanda e dell'offerta. La stupenda capacità della nostra epoca di trasformare il nulla in qualche cosa, ha dato origine a un numero straordinario di grandi uomini, scienziati e tecnologi: saranno loro le vere mamme del futuro. Saranno burocrati della riproduzione, mamme di Stato. Non come i burocrati attuali. Certi uffici oggi somigliano ai cimiteri, su ogni porta si potrebbe scrivere "Qui riposa il Signor Tale". No, saranno molto più efficienti. Gli ovuli materni, opportunamente selezionati, verranno sottoposti a fecondazione in vitro e poi travasati in provette sempre più ampie, durante i nove mesi dell'incubatore. Si potranno condizionare i piccoli alle loro future funzioni. Per esempio, i lavoratori tropicali: si porteranno le provette in ambienti gelidi in modo che il bambino dopo la nascita proverà un vero ribrezzo per il freddo. Il procedimento contrario ci darà i lavoratori polari. 

Per graduare le intelligenze si graduerà l'erogazione dell'ossigeno stimolando così il cervello, che come tutti sanno è quell'organo col quale si pensa di pensare. Dove l'intelligenza può essere inutile oppure dannosa, come negli uomini politici, non si erogherà affatto. 
Non è lontano il giorno in cui da uno stesso ovulo si potrà procedere chimicamente alla germinazione progressiva, in modo da avere il germoglio del germoglio del germoglio del germoglio... Pensate, milioni di gemelli identici che lavorano a milioni di macchine identiche, pensando tutti allo stesso modo. Questa è la grande meta della tecnologia. 
Sì, sarà molto bello nel futuro: i padri si riuniranno nei loro club, le madri all'istituto di bellezza, e i bambini verranno affidati al mammismo di gruppo, all'ente come mamma. E così le nostre emozioni saranno tutte pianificate: saranno dignitose, collettive e corali." 

(1970, da "Una modesta proposta", di Jonathan Swift)


Saturday, April 02, 2016

Profezie e resa dei conti

Ad esempio: ogni tanto qualche folle le cose le dice per tempo, ma si sa, l'immaginazione di pazzi e poeti da forma a tali fantasie che la ragione non può [vuole] comprendere.
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P. P. P. - 1971

"Sana’a è una vera grande città medievale […] rimasta tutta intera esattamente come era molti secoli fa. Caso ormai forse unico al mondo. Non avendo subito mai nessuna contaminazione con nessun mondo diverso, e tanto meno con il mondo moderno, radicalmente diverso, la sua bellezza ha una forma di perfezione irreale, quasi eccessiva ed esaltante. […] La classe dirigente yemenita se ne vergogna, perché è povera e sporca, e certo ha ormai tacitamente deciso la sua distruzione. 
Ormai, del resto, la distruzione del mondo antico, ossia del mondo reale, è in atto dappertutto. L’irrealtà dilaga attraverso la speculazione edilizia del neocapitalismo. Al posto dell’Italia bella e umana, anche se povera, c’è ormai qualcosa di indefinibile che chiamare brutto è poco. […] Per l’Italia è finita, ma lo Yemen può essere ancora interamente salvato. La porta principale di Sana’a si apre sui luoghi dove fino a pochi mesi fa, isolate nella vallata desertica, sorgevano le sue stupende mura. Ci rivolgiamo all’UNESCO perché aiuti lo Yemen a salvarsi dalla sua distruzione, cominciata con la distruzione delle mura di Sana’a. Ci rivolgiamo all’UNESCO perché aiuti lo Yemen ad avere coscienza della sua identità e del paese prezioso che esso è. Ci rivolgiamo all’UNESCO perché contribuisca a fermare una miseranda speculazione in un paese dove nessuno la denuncia. Ci rivolgiamo all’UNIESCO perché trovi la possibilità di dare a questa nuova nazione la coscienza di essere un bene comune dell’umanità e di dover proteggersi per restarlo. Ci rivolgiamo all’UNESCO perché intervenga, finché è in tempo, a convincere una ancora ingenua classe dirigente che la sola ricchezza dello Yemen è la sua bellezza, e conservare tale bellezza significa oltretutto possedere una risorsa economica che non costa nulla; e che lo Yemen è in tempo a non commettere gli errori commessi dagli altri paesi. Ci rivolgiamo all’UNESCO in nome della vera, seppur ancora inespressa, volontà del popolo yemenita. In nome degli uomini semplici che la povertà ha mantenuto puri. In nome della grazia dei secoli oscuri. In nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato."



Monday, March 14, 2016

Ich bin der Welt abhanden gekommen

C'è frattura insanabile tra luce e buio, tra cosciente e subcosciente, tra l'essere col mondo e l'essere con la Natura, cioè con qualcosa che è ormai inconciliabile col mondo.



Saturday, February 20, 2016

Per U. E.

Tautogramma epitaffico epidittico con la P

Profondo, perspicace professore per pelagi parasemantici passionale perlustratore, piangiamo penosamente.
Pressoché patologico patibolo perpetuasi pestifero: periscono passo passo prodigiosi pensatori.
Perdio! Perché pessimamente presto?
Pungente progressista, paradisiaco pragmatico presocratico, persino portentoso parlatore; pur pochino protervo, però protagonista puntuale, prodigo paladino. Puff... passato prematuramente.
Perché? Peccaminosa, petulante, puttana perversa predestinazione?
Peccato, perdiamo progresso perdendo primati portentosi. Protesto prepotentemente!
Porca procreazione!


Thursday, February 04, 2016

La possibilità di un egoismo etico - Max Stirner

     

Osserviamo un po’ la causa dell’umanità che si vorrebbe facessimo nostra. E forse quella d’alcuno a essa estraneo; l’umanità serve forse a una causa superiore? No, l’umanità non vede che se stessa, essa non è ad altro intenta che a favorire se medesima, né ha, all’infuori della propria, causa alcuna. Nell’intento di svilupparsi, essa fa che popoli e individui si logorino e, allorquando questi hanno compiuto il loro ufficio, essa per tutta riconoscenza li getta nel letamaio della storia.
(Max Stirner)