Friday, January 06, 2017


Navigo nel disconoscimento di me stesso. Dove non sono mai stato, là ho sempre vinto. 

Noi non siamo solo il prodotto di ciò che vediamo e ascoltiamo ma neppure di ciò che facciamo; poiché non esiste qualità nella natura umana che causi più errori di quella che ci spinge a scegliere e agire più in base alla labile circostanza che alla nostra intima essenza.
Quante forme può ancora assumere questo ingannevole canto delle sirene che rompe il silenzio della conoscenza erigendo un muro contro i pensieri, contro ciò che è difficile spiegare in mezzo allo strepito della mediocre rappresentazione sociale, della volgarità e dei violenti contrasti dietro i quali si celebra quotidianamente il funerale della dignità umana?
La verità resta nascosta ai più, eppure risiede nella semplicità metafisica di una favola, il suo riconoscimento è nel racconto del timore cosmico che ciascuno ha, di fronte alla propria piccolezza, per tutto ciò che è sconfinato e incomprensibile. 
Accogliere quella paura significa elevare l’errore a necessità, proprio perché noi non siamo i nostri errori, ma attraverso essi ci trasformiamo per diventare degni della parte migliore di noi. 
Slacciate da voi la vita e collocatela di sbieco come un vestito che stringe troppo; perché l’ancestrale verità sull’esistenza è nell’eterno passato e nell’eterno futuro delle nostre debolezze, nell’entità del turbamento che riusciremo a riconoscere e ospitare nel nostro animo.

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