Monday, November 20, 2006

Giuseppe Ungaretti

L'isola

A una proda ove sera era perenne
di anziane selve assorte, scese,
e s'inoltrò
e lo richiamò rumore di penne
ch'erasi sciolto dallo stridulo
batticuore dell'acqua torrida,
e una larva (languiva
e rifioriva) vide;
ritornato a salire vide
ch'era una ninfa e dormiva
ritta abbracciata a un olmo.

In sé da simulacro a fiamma vera
errando, giunse a un prato ove
l'ombra negli occhi s'addensava
delle vergini come
sera appiè degli ulivi;
distillavano i rami
una pioggia pigra di dardi,
qua pecore s'erano appisolate
sotto il liscio tepore,
altre brucavano
la coltre luminosa;
le mani del pastore erano un vetro
levigato da fioca febbre.

Giuseppe Ungaretti, 1925 - da La fine di Crono, in Sentimento del tempo (1933)



3 comments:

Anonymous said...

appena finito di ri-leggere il gigante; molte "cose" che amo in questo nerocielo uditivo e ammaliante! :-)

ArtOrLove said...

Thank you so much for your compliments! I do not speak Italian but I will begin learning soon. I wish I could read your blog, but I appreciate your choices very much - fascinating!

Anonymous said...

Le ninfe, l'acqua e il piacere.
Ungaretti, così schivo tanto da rappresentare la punta massina della poesia intimista italiana, si concede e ci concede un affresco degno di Monet.

Sono sempre belle letture quelle che proponi.

Buona Giornata